I Bamparizzi.


Il ricordo affiora per una segnalazione inviatami da un amico siciliano, a riguardo della manifestazione chiamata “Katabba” che si tiene dal 17 gennaio al 5 febbraio a Monforte San Giorgio (ME).
Anche se “Katabba” è una delle rievocazioni storiche forse più importanti di questa parte della Sicilia, non è di questa che vi voglio parlare.
Dopo aver letto la mail, ho ricostruito quel ricordo acceso dal nome della località.
L’occasione di conoscere questo magnifico paesino ai piedi dei monti Peloritani, è stata oltre che casuale, anche molto strana, quasi imprevedibile.
Al ritorno da una vacanza non proprio esaltante in un noto villaggio di Cefalù (PA), che nonostante la meravigliosa posizione sul mare azzurro non eccelleva per la condizione igienica, con il mio amico e compagno di viaggio Piero, decidemmo di rientrare anticipatamente, percorrendo a ritroso la vecchia e mozzafiato strada statale che conduce da Palermo a Messina.
Quindici anni fa l’autostrada omonima non era del tutto completata e complice anche la temperatura non eccessiva, abbinata alla tipologia di mezzo con cui viaggiavamo, una cabrio, optammo per un ritorno con il vento tra i capelli (i suoi). Intorno alle 18, giungemmo nel territorio di Monforte San Giorgio Marina (Me) e decidemmo di sostare per prendere un aperitivo. Sulla vetrina del bar, campeggiava una locandina per la ricorrenza della processione in onore del “Capidduzzu di Maria”.L’interesse che destò in noi non era solo basato sul parallelo avvenimento in chiave gastronomica, che nelle feste religiose di certi piccole e antiche realtà può risultare parecchio interessante, ma soprattutto dalla processione che da oltre tre secoli e mezzo si distingue per il forte intreccio tra fede, storia e folclore. Decidemmo così di percorrere i pochi chilometri che uniscono la località marina al piccolo borgo.

Arrivati all’ingresso del paese, fummo subito colpiti dall’aspetto scenografico della processione che, partendo all’imbrunire dalla frazione Pellegrino, era di forte impatto emozionale.
L’accensione di miriadi di fuochi più o meno grandi da parte dei contadini, il cui significato era da ricercarsi nella distruzione del peccato, illuminavano tutto intorno un paese quasi al buio e le candele dei devoti che seguivano la reliquia serpeggiando tra le vie del tracciato rendevano magica e surreale l’atmosfera.
Il suono delle cornamuse e dei tamburi uniti all’effetto visivo dei “bamparizzi” quasi offuscavano la misticità dell’evento.
Il connubio tra sacro, la secolare tradizione della reliquia “u Capidduzzu di Maria” che affonda le sue radici in epoca post-rinascimentale e il profano, con la società contadina impegnata con i “bamparizzi” a portare l’entusiasmo e la venerazione del mondo agricolo, era forse l’esempio più forte di questa commistione molto sentita in tutto il meridione d’Italia.
La fine della processione con relativi fuochi d’artificio era il preludio al rito pagano, che sfociò nella preparazione di prelibatezze gastronomiche tradizionali come i tipici “maccheroni” fatti in casa, il tutto annaffiato da grandi quantità di vino rosso locale.


Un viaggio in questo piccolo borgo che affonda le sue origini nelle prime occupazioni musulmane dell’Isola, è da aggiungere ai siti da visitare. La sua collocazione, arroccata sulle prime colline peloritane, la sua storia, il culto e il suo inconfondibile profumo che sa di zagare, ne fanno uno dei luoghi più interessanti del messinese. La zona marinara completa l’offerta di Monforte San Giorgio con uno splendido litorale e un mare da bere!!
Il consiglio è di fare un soggiorno di qualche giorno, a cavallo della prima settimana di settembre, con base alla marina ed escursione in paese. La tradizione della processione “du Capidduzzu di Maria”, che si tiene il sabato che precede la prima domenica di settembre, continua ad appassionare paesani e turisti affamati di tradizioni e storia, ma a differenza di quindici anni fa è orfana (per normative in materia di protezione civile) di quella tradizione pagana costituita dai “bamparizzi” che aggiungevano misticismo all’evento.
E’ purtroppo il caro prezzo da pagare al progresso!!
Dispiace raccontare un ricordo che non si può materializzare, ma visitatela e arricchitela dei “bamparizzi” immaginandoli attraverso il mio ricordo.
Buon viaggio.
KKK

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