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Visualizzazione dei post da febbraio, 2013

TARTACare.

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"Nate qui" Salvatore Urso ed il Prof. Mingozzi li ho conosciuti circa sette anni fa, quando si sono rivolti a me per l’assistenza logistica. L’estate era torrida ed il Dipartimento di Ecologia dell’Unical da cui dipendono aveva avuto problemi nel gestire la mobilità per le loro ricerche nel monitoraggio di una specie di tartarughe che nidifica solo sulle coste dello jonio reggino.  Accettai di fornire il mio incondizionato appoggio  e fui contento di sposare il loro progetto. Da quel momento e per sette anni ho seguito i loro studi, constatando la loro passione, il loro impegno e dedizione, nonostante le mille difficoltà nel portare a termine un programma che ha un’importanza scientifico-naturalistica immensa.   Caretta Caretta Le coste della Calabria ionica, infatti, rappresentano la più importante area di riproduzione italiana per la tartaruga marina Caretta caretta. A dimostrarlo sono i risultati del TARTA Care , pluriennale campagna di ricerche condotta dal

L'universo di pietra

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Nei paesi della domenica, senza scimmiottare un interessante e intelligente format di Rai Due di qualche anno fa, non può non inserirsi l’icona di Castelmezzano (PZ) e dei suoi dintorni. Sulla torre rocciosa che domina il paese, che qui chiamano “l’Osservatorio” e nei suoi stretti vicoli tira un vento teso. Lo sguardo corre sulla valle del Basento, ma basta voltarsi indietro per vedere ovunque formazioni rocciose. Sembrano mostruosi funghi cresciuti tra la vegetazione. Sono invece, le più intriganti e bizzarre guglie rocciose di tutto il Meridione, tutelate da metà degli anni ottanta dall’ente Parco Regionale di Gallipoli-Cognato-Piccole Dolomiti Lucane.  Castelmezzano (PZ) Ignorate dai viaggiatori, fortunatamente dimenticate dal turismo di massa, che corre frettolosamente verso le spiagge di Metaponto, non hanno mai avuto la loro fetta di gloria. Sono spoglie pareti che raccontano storie di miseria e disperazione. Sentieri sassosi, lucidi per il passaggio di asini ca

Catania, l'araba fenice.

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Catania è come l'araba fenice; risorge sempre dalle proprie ceneri. E' sempre rinata dopo terremoti e invasioni ed è sopravvissuta alle dominazioni straniere: greci, romani, bizantini, arabi, normanni, francesi, spagnoli. Forse è proprio per questo che i siciliani sono ospitali e calorosi, sono sempre stati abituati ad avere ospiti in casa loro. La Sicilia è un crogiolo di culture, una miscellanea sapiente che ti fa dire : "la Storia è passata da qui".  L' Etna, unico dominatore della città Era l' 11 gennaio 1693. Un violento terremoto sconvolge la parte orientale della Sicilia. Intere città furono distrutte completamente e solo a Catania morirono 16.000 persone. Quando gli architetti e gli urbanisti del tempo si trovarono impegnati nel compito di ricostruire gli abitati del cataclisma si posero il problema di quale aspetto dare al nuovo centro urbano: ricostruirlo così com'era prima del disastro o dargli una nuova fisionomia che rispecchiasse in

Forse non tutti sanno che...2

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Conducendo una ricerca sulla mobilità urbana e sulla accessibilità ai servizi da parte delle categorie così dette svantaggiate, mi sono imbattuto in un vecchio e bizzarro articolo di giornale risalente ai primi anni sessanta. L’episodio avvenne, per la precisione, nell'autunno del 1960 a Catania e suscitò ilarità e curiosità in tutto il mondo. L’argomento al quale i quotidiani italiani e stranieri diedero ampio risalto, sembra a tutti gli effetti una notizia dei nostri giorni. Sappiamo come le varie amministrazioni locali, unitamente alle loro partecipate dei trasporti, siano molto attente alla sicurezza delle donne nei loro pendolarismi. Siano esse studentesse, piuttosto che operaie o donne in carriera che utilizzano i mezzi pubblici per la loro mobilità, è d’ordine una particolare attenzione alla loro sicurezza. Ecco che nascono le pensiline video sorvegliate, le telecamere negli autobus, le corse personalizzate e non ultimo gli autobus rosa. Ma è tutta storia degli ultimi

La fuga dei cervelli

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Lui, Simone Napolitano, trent’anni, cosentino di nascita è uno dei tanti figli del Sud che è dovuto emigrare per dimostrare il suo genio. Oggi è sotto i riflettori di tutto il mondo scientifico per una serie di studi e scoperte che potrebbero stravolgere tutte le teorie sulla composizione dei liquidi e dei solidi fin ad oggi accertate. I suoi studi sulla transizione vetrosa gli sono valsi, nei primi giorni di dicembre dell’anno appena trascorso, la pubblicazione delle sue ricerche sulla prestigiosa rivista “Nature” e l’apprezzamento dei gotha scientifici mondiali. Simone è stato studente modello del liceo scientifico “Scorza” di Cosenza, con percorso universitario alla “Normale” di Pisa e laurea in Scienze dei Materiali. Due estati passate in California per la specializzazione alla “CalTech” e subito dopo un dottorato di ricerca in Belgio, alla KULeuven (con un’altra italiana, Simona Capponi). Dottorato terminato in appena due anni, circa la metà di quanto ne richiedev

Le streghe di Custonaci.

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Monte Cofano L'idea di fare una vacanza all'estremo occidente della Sicilia mi aveva sempre affascinato e qualche anno fa colsi l'occasione, accompagnando un parente a Trapani. A dire il vero l'obiettivo, sin dai tempi del militare, era Favignana. Ricordo che Favignana era in cima ai pensieri di tutti i miei commilitoni come destinazione della licenza estiva.  Era solo perché isola affascinante o forse perché tanto lontana e per questo dava diritto a quattro giorni in più di licenza?...forse. Dopo aver accompagnato mio cugino all'aeroporto di Birgi (Trapani) ripresi la strada del ritorno e percorrendo, diversamente dall'andata, la SP 20, fui colto da una strana sensazione. Costeggiando questa parte di Tirreno si ha l'impressione di viaggiare verso l'ignoto. L'emozione di percorrere questa strada, che porta a San Vito Lo Capo (TP), dove il mar Tirreno si sposa con il Mediterraneo, ti apre le porte dell'orizzonte infinito…impressio

Carnevale sardo barbaricino. Sos Intintos. Mercoledì delle Ceneri a Ovodda.

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“Sos Intintos” , le maschere del barbaricino Carnevale di Ovodda.  I loro volti, irriconoscibili, imbrattati di “ zinziveddu” , fuliggine, nerofumo, polvere di sughero bruciato, li vedi girovagare per il paese, il Mercoledì delle Ceneri, esponendo al pubblico ludibrio Don Conte, un fantoccio raffigurante il dispotico signorotto locale, che secoli prima vessava la popolazione locale.  Mentre questo è ovunque il giorno del silenzio quaresimale accompagnato dal digiuno penitenziale, in questo piccolo centro alte salgono al cielo le musiche de “ Su ballu sardu”, le urla, gli strepiti e i fumi dei fuochi che arrostiscono le carni, immonde in questa giornata di astinenza. Holz[w]