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Visualizzazione dei post da luglio, 2013

"FA' QUALCOSA"

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“FA' QUALCOSA” L’argomento incendi, in quest’ultimo periodo è molto latitante dalla scena pubblica, se ne parla poco o niente, sembra scomparso, volatilizzato, inghiottito dall’oblio. Forse è un fenomeno in estinzione! Da quello che ne sappiamo non è così, è stato relegato in fondo alle priorità perché non ha più appeal, non si può più utilizzare per fare audience, ma esiste. Eccome se esiste… Noi vogliamo fare qualcosa. SPINA è l’acronimo di: Servizio Prevenzione Incendi Nazionale Autonomo e SPINA non è una struttura, ma un insieme, una pensiero comune.  SPINA non ha mezzi, autobotti, canadair o plotoni di persone, SPINA ha in dotazione solo la parola, quella di ognuno di noi, forse l’arma più potente nel contrasto ad un fenomeno endemico in Italia e soprattutto al Sud: quello degli incendi. Tutte le regioni del Mezzogiorno, in questo periodo sono letteralmente violentate dal fuoco. Sì, il fuoco come arma di distruzione e violenza in mano a uomini senza scrupoli e

Un viaggio nella "giungla" dell'Argentino.

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A due passi dalla costa tirrenica, nei pressi di S.Maria del Cedro (CS), attraverso il paesino di Orsomarso (CS), si entra nella frescura della valle del fiume Argentino dalle chiare, fresche e limpide acque, in una sorta di giungla nel sud dell ‘Italia misteriosa ed affascinante. La prima passeggiata che proponiamo è facile ed è alla portata di tutti. Dall’abitato di Orsomarso, dopo aver visitato la Torre dell’Orologio,con vista sulla grotta naturale della “Madonnina di Lourdes” ci si incammina su una stradina bianca passando sotto un monolite di roccia denominato “dell’Orm Longu” (uomo lungo), costeggiando le acque del Fiume Argentino. Dopo 20 minuti di cammino troviamo  l’Arboreto,un’area adibita ad ospitare tutte le piante arboree presenti nel Parco Nazionale del Pollino, compreso il Pino Loricato. Qui sono stati messi a dimora parecchie piante fin dal 1990 abbinate alla nascita dei bimbi di Orsomarso. Proseguendo, tenendosi sulla destra, in leggera salita, inc

Ventisettegiugnomillenovecentottanta

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Anche io, il 26 giugno 1980 ero felice, anche io ero stato promosso! Anche io, il 26 giugno 1980 avevo tredici anni, proprio come Linda. Anche mamma e papà erano orgogliosi di me. Anche io dovevo andare in vacanza con loro, proprio come Linda. Io in vacanza ci andai e lì appresi della tragedia di Ustica, una tragedia che mi ha fatto crescere in fretta, una tragedia che ha segnato la mia adolescenza spensierata, una tragedia che è rimasta dentro, profonda ferita di un’età smaliziata, profonda come un abisso tetro, oscuro. Con il passare degli anni, quella ferita non si rimarginò e l’oscurità pervase. L’ età porta saggezza, ma anche la consapevolezza che quella luce spenta la sera del ventisettegiugnomillenovecentottanta , non fu una fatalità, ma un tragico gioco di apparati che vilmente hanno cercato di far scivolare quell’aereo nel più profondo degli abissi, con tutto il suo carico di umanità. La tragedia del volo ITAVIA da Roma a Palermo, fu lo spartiacque sulla mia vision

Kumè vincere?

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Kumè Trio e Camilla Ferrari sono i vincitori della quinta edizione del Newgeneration, il concorso che ogni anno il JazzUp Festival dedica ai giovani talenti del jazz. Kumè Trio vincitori Kumè Trio si aggiudica il primo posto nella sezione Instrumental Revelation of the Year con un progetto originale in cui le sonorità del jazz e del rock si fondono con le melodie etniche e i ritmi latini. Sul palco del JazzUp festival Paolo Presta alla fisarmonica, Daniele Nicoletti al basso elettrico e Giacinto Maiorca alla batteria hanno conquistato il favore della giuria tecnica presieduta da Ugo Gigli - Direttore Generale dell’Ater di Viterbo -, i musicisti John Arnold ed Angelo Olivieri; ed Evandro Ceccarelli, direttore del Corriere di Viterbo. Oltre al favore della giura e del pubblico il Kumè Trio si è aggiudicato il premio offerto dall’Est Film Festival, che da anni condivide con il JazzUp l’idea di dare spazio ai giovani talenti. Estratto dal comunicato dell'Ufficio Stampa Newg

"X"

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Il nome del progetto è una X, un non nome, una lettera, un’incognita cui far ricollegare un’identità violata, dimenticata, ignota, attesa, in bilico fra sogno e realtà, fra follia e ragione, fra speranza e disillusione. E’ un segno grafico facilmente sostituibile con qualsiasi altro, allo stesso modo delle figure femminili che si muovono negli spazi di un delirio o di un passato ormai lontano. Uno spazio in cui ogni oggetto sembra liquefarsi e fondersi con sé o trasformarsi in un ostacolo pungente che si erge a simbolo delle proprie paure e dalle proprie immaginazioni, è lo spazio del proprio io: ora prigione, ora idillio, ora vuoto. Corpi che interagiscono con una solitudine agghiacciante e sconsolata. L’unica speranza, forse, è una finestra verso cui tendere, attraverso cui capire dove guardare e chi guardare; fuori o dentro di se. Il proprio io è un frammento, è uno specchio capace di proiettare molteplici espressioni, tutte, però, incomplete. Particolari incapaci di armoniz

"Iddu"

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Veduta aerea di Stromboli (ME) La vista di quella montagna che emergeva dall’acqua all’orizzonte, puntata in quel mare che si unisce al cielo, visibile nelle chiare giornate di ricordi lontani di ragazzino che in auto, insieme a tutta la famiglia, valicava il passo della Crocetta, sulla SS.107, che da Cosenza approda sul litorale tirrenico calabrese, mi ha sempre rapito. Quante fermate improvvisate ad ammirare quel cono riverso, quante foto, quanti pensieri e il sogno di bambino di poterlo visitare, un giorno. L’età e la consapevolezza molti sogni fa svanire e molti li battezza irrealizzabili, ma quello di visitare quell’isola è sempre rimasto intatto. Già, quell’icona di chi ama il mare e i tramonti, quell’icona di un turismo di nicchia, forse l’isola più importante dell’arcipelago delle Eolie, il grande monte di fuoco, il vulcano per antonomasia: Stromboli. L’occasione propizia mi capitò, come tutte quelle inaspettate, per caso. La concessione di un amico che non poteva usufru