"Iddu"

Veduta aerea di Stromboli (ME)

La vista di quella montagna che emergeva dall’acqua all’orizzonte, puntata in quel mare che si unisce al cielo, visibile nelle chiare giornate di ricordi lontani di ragazzino che in auto, insieme a tutta la famiglia, valicava il passo della Crocetta, sulla SS.107, che da Cosenza approda sul litorale tirrenico calabrese, mi ha sempre rapito. Quante fermate improvvisate ad ammirare quel cono riverso, quante foto, quanti pensieri e il sogno di bambino di poterlo visitare, un giorno. L’età e la consapevolezza molti sogni fa svanire e molti li battezza irrealizzabili, ma quello di visitare quell’isola è sempre rimasto intatto. Già, quell’icona di chi ama il mare e i tramonti, quell’icona di un turismo di nicchia, forse l’isola più importante dell’arcipelago delle Eolie, il grande monte di fuoco, il vulcano per antonomasia: Stromboli. L’occasione propizia mi capitò, come tutte quelle inaspettate, per caso. La concessione di un amico che non poteva usufruire di un mini pacchetto vacanza per motivi di lavoro. Una delle destinazioni da poter scegliere era Stromboli! Non ci pensai due volte e prenotai il traghetto da Vibo Valentia (CZ). Il viaggio di circa tre ore, non fu bellissimo. Il mare increspato non faceva godere a pieno la navigazione, ma attraccai a Stromboli in orario e il mio sogno di bambino si materializzò. Finalmente poggiai i piedi di adulto sul quel sogno. La curiosità, il primo istinto su cui basai la mia permanenza. Il primo impatto fu sicuramente di apprensione, quelle piccole esplosioni che di tanto in tanto si sentono abbinate a un tremolio che sicuramente non tranquillizza, ma la bellezza del luogo relega in secondo piano questo aspetto. Stromboli è forse uno dei vulcani più attivi da diverse decine di migliaia di anni in Europa e la gente qui ha imparato a convivere con questo fenomeno, forse l’energia sprigionata a piccoli sfoghi, aiuta ad evitare effetti disastrosi e qualcuno sostiene che è questa la più grande fortuna. 
Il vulcano “addomesticato” che collabora con gli abitanti a inscenare spettacoli pirotecnici senza soluzione di continuità per turisti estasiati. Fenomeni che accompagnano i numerosi percorsi studiati da guide preparate fin sulla zona dei crateri. Salendo su per la vetta del vulcano il paesaggio cambia di netto, quasi come si fosse erta una barriera invisibile, non è graduale, passa da una rigogliosa macchia mediterranea fatta da fichidindia, more, profumatissimi capperi e solari ginestre a muri di roccia nera desertica. 

L’escursione di notte ha un fascino particolare, con i rossi bagliori che illuminano il cammino e che in alcuni casi sembrano il frutto di immane lavoro antropico ed i racconti di come proprio questo rosso accecante era il riferimento di antichi naviganti che solcavano questo tratto di mare e veneravano Stromboli come faro della loro navigazione. Ma il vulcano non fu sempre così benevolo. Nel 1930 una fortissima eruzione sconvolse l’isola, che si sollevò di circa un metro, e molti abitanti emigrarono sulla terraferma. Seguì un periodo di decadenza, ma un avvenimento di cronaca rosa scosse, come un’eruzione improvvisa, l’isola, che tornò su tutti i giornali del mondo per la famosa storia d’amore, nata sul set del film “Stromboli”, tra lo sposatissimo regista Roberto Rossellini e la bellissima ed affascinante attrice scandinava Ingrid Bergman. 


Lo scandalo che ne seguì fu di risonanza mondiale e si contornò di un’ulteriore vicenda. Anna Magnani, già innamoratissima del regista, per ripicca decise di girare un film con l’attore Rossano Brazzi, sull’isola gemella di Vulcano. Qualche isolano molto avanti negli anni, ricorda ancora quella vicenda che diede un potentissimo slancio alla popolarità di Stromboli, ma che tutti definirono come inevitabile, visto il contesto in cui era maturata: la straordinaria bellezza dei paesaggi, l'incanto e il mistero del vulcano. 

L’escursione in barca a Ginostra, un villaggio a sud dell’isola, raggiungibile solo via mare, è stata un’ulteriore conferma di quanto immaginato. Come un grappolo di uva in un cestino di vimini le casette di Ginostra sono adagiate su un pendio, che sfocia su un piccolo porticciolo che fino al 2004 vantava una singola particolarità: era il porto turistico più piccolo del mondo: un posto barca. I circa quaranta abitanti e qualche turista, riuniti in un’associazione denominata “Per Ginostra”, hanno contribuito in maniera determinante alla fioritura turistica della località mediante la costruzione di diverse opere per la migliore accessibilità e vivibilità della località. Qui il mare con i suoi fondali è di bellezza inimmaginabile e un bagno in questo specchio è sicuramente esperienza irripetibile. Il viaggio in barca proseguì in direzione Strombolicchio, stranissimo scoglio basaltico che ricorda la figura di una cattedrale gotica. Su di esso sorge un faro ad energia solare. Il rientro, per chi, come me, non è abituato molto alla navigazione fu  una panacea e schiuse nuovi scenari sulla mia permanenza a Stromboli. Cominciava la sera, l’approssimarsi della cena e la vista dal terrazzo dei colori del tramonto trasmettevano una serenità diversa, vitale. Le natura selvaggia con le bianche stradine del borgo dell’isola si fondeva  e si stemperava perfettamente nell’atmosfera un po’ più mondana e raffinata. Le boutique di piccolo artigianato e piccoli ristoranti che esalavano profumi di pesce cucinato e malvasia, insieme al riecheggiare di suadenti note, affrancavano questi luoghi di connotazione paradisiaca. Il tempo qui ha un valore marginale, si viaggia su una dimensione parallela, ma diversa. Il timore che tutto possa finire è grande, il timore che la natura possa riprendersi tutto, scuote i pensieri degli isolani e di noi turisti. Ma “Iddu”, questo il nome del vulcano dato dagli strombolani, continua a lanciare al cielo i suoi lapilli e ad illuminare a tutti la notte, quasi a tracciare la strada più difficile da percorrere, la meno cruenta, ma sicuramente quella vitale, quella dello sviluppo sostenibile di questi luoghi, dove la forza della natura è salvaguardia essa stessa di elementi unici nel Mediterraneo: il mare, l’aria, il silenzio, le architetture armoniose legate alla morfologia e soprattutto la mancata invasività della tecnologia. Alcune strade lasciate volutamente senza illuminazione artificiale e la quasi assoluta mancanza di auto sono esempio di questa sfida.

Il pizzico di malinconia che dal ponte della nave mi accompagnò nel viaggio di ritorno, vedendo la scura presenza di Stromboli allontanarsi, lasciò ben presto il posto a quel sentimento di sogno realizzato di bambino. Difficile, impossibile da spiegare e da descrivere. Forse, più semplicemente geloso da far conoscere.
Se decidete di andare a Stromboli, rispettate il vulcano e i suoi abitanti, nel loro difficilissimo compito di guardiani di questo paradiso.
Buon viaggio.

KKK

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