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Visualizzazione dei post da novembre, 2016

La pasionaria di Calabricata.

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Nell’immediato secondo dopoguerra italiano, i movimenti di lotta contadina per l’occupazione delle terre incolte si svilupparono prepotentemente in Calabria e in tutto il Meridione. Le battaglie antilatifondiste, tra il 1944 e il 1950, furono segnate dal sangue dei contadini. Da ricordare, in questo contesto, l’eccidio di Melissa – nel crotonese – e la strage di Portella della Ginestra in Sicilia. La storia di Giuditta Levato s’inquadra in questo frangente storico. Nata il 18 agosto 1915 a Calabricata di Albi – oggi comune di Sellia Marina, provincia di Catanzaro, dal 1956 – fu la prima vittima della repressione agraria: una donna in stato di gravidanza. Suo padre, Salvatore, e sua madre, Rosa Romania, lavoravano la terra. Giuditta passò i suoi anni tra la casa ed il campo ad aiutare i genitori ed i fratelli. Lavoro duro, spesso ingrato, ma altrettanto onesto ed umile. A 21 anni sposò un contadino, Pietro Scumaci, il quale la lasciò madre nel 1941 in quanto chiamato alle armi

Ode al Passito.

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Il sorseggiare di questo antico vino porta con sé profumi speziati, ricordi lontani, di una terra dove da tempo immemorabile si coltiva la vite con metodi di fenicia usanza. E questa pianta dal succo degli dei, abbarbicata su queste rocce, di un lembo di terra persa in mezzo al mare, simbolo di una tradizione millenaria che si innova, ci regala eccelsi profumi e sapori. Da poco l'Unesco ha decretato patrimonio dell'umanità le metodologie della coltivazione della vite in quest'isola. E noi (con il supporto di Rosarita Berardi) abbiamo onorato questo vino in una straordinaria serata calabrese. Al passito di Pantelleria Il tintinnio del vetro – pur se vetro non è... Il mescere denso del sangue – pur se vermiglio non è... Forse un antico e venusto vitigno riportato alla luce di un sole futuribile... Forse fra frasche d’ombra, pieghe morbide di gonne che ondeggiano su caviglie nude... Sento il tintinnio del vetro – ancora – accarezzare consolatorio le