Forse non tutti sanno che...2
Conducendo
una ricerca sulla mobilità urbana e sulla accessibilità ai servizi da parte
delle categorie così dette svantaggiate, mi sono imbattuto in un vecchio e
bizzarro articolo di giornale risalente ai primi anni sessanta.
L’episodio
avvenne, per la precisione, nell'autunno del 1960 a Catania e suscitò ilarità e
curiosità in tutto il mondo. L’argomento al quale i quotidiani italiani e stranieri
diedero ampio risalto, sembra a tutti gli effetti una notizia dei nostri
giorni. Sappiamo come le varie amministrazioni locali, unitamente alle loro
partecipate dei trasporti, siano molto attente alla sicurezza delle donne nei
loro pendolarismi. Siano esse studentesse, piuttosto che operaie o donne in
carriera che utilizzano i mezzi pubblici per la loro mobilità, è d’ordine una
particolare attenzione alla loro sicurezza. Ecco che nascono le pensiline video
sorvegliate, le telecamere negli autobus, le corse personalizzate e non ultimo
gli autobus rosa. Ma è tutta storia degli ultimi mesi?
Ecco
cosa recitava un quotidiano locale di Catania in quel periodo: “Tutte le
mattine, operai e operaie impiegati nella zona industriale partivano da piazza
Duomo con gli autobus della linea 27 verso il posto di lavoro.
Senonché,
durante il viaggio di circa un'ora, pigiate come sardine, giovani coppie
affondate nella calca, tubavano guardandosi negli occhi, ripetendosi sottovoce
parole d'amore e scambiandosi furtive carezze che non sempre sfuggivano agli
occhi indiscreti degli altri passeggeri e dello stesso bigliettaio.
Ma
fra le coppie, s'infiltravano alcuni “pappagalli”, pronti ad approfittare della
ressa, suscitando la vivace reazione delle ragazze.” La presenza dei
disturbatori, più che degli innamorati, divenne presto uno spinoso problema che
la SCAT (l'azienda
che gestiva i trasporti urbani) pensò bene di risolvere separando uomini e
donne, un autobus a sesso.
La
notizia fece il giro del mondo. Un settimanale italiano uscì con un articolo
dal titolo “Per sole donne” scrisse che “la decisione era stata adottata in
seguito alle proteste di alcune operaie che, nel corso del tragitto, sono state
infastidite da passeggeri particolarmente importuni” e che “uno di questi
pappagalli provocò un putiferio con relativo scambio di colpi di borsetta “.
Per
cui, aggiungeva il rotocalco “ogni mattina alla partenza da piazza Duomo
provvede allo smistamento addirittura la polizia che accompagna le viaggiatrici
fino al posto di lavoro per impedire che lungo le fermate del percorso qualcuno
dei pappagalli riesca ad insinuarsi furtivamente a bordo dell'autobus proibito”.
Anche
all'estero la notizia fece scalpore. Un giornale argentino la pubblicò
titolandola “Sicilianos fogosos “.
Altri
giornali stranieri si occuparono dell'autobus rosa: il quotidiano statunitense
The Washington Post, la rivista tedesca Der Stern, un giornale francese, che
pose così la questione “Les catanais son trop entreprenants”.
Ma
chi aveva avuto quell'idea stramba e così innovativa?
Il
direttore dell'azienda di trasporti scaricò la propria responsabilità sulla
polizia, ma la questura spedì una lettera ai giornali e si tirò fuori
anch'essa. Il fatto divenne ancora più curioso per questo scarico di
responsabilità in una Catania così bigotta e puritana.
Dopo
qualche mese, la segregazione finì e l'autobus della linea 27 riaccolse, in
festosa comunità uomini non più “fogosos” e donne che non furono più “solas”.
Era
meglio quando si stava peggio…
KKK
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