Il pugno nello stomaco.

Ho sempre pensato alla Sicilia come terra ricca d'arte e cultura, scrigno di tesori e di fenomenali tracce di antiche civiltà. Fenici, Greci, Cartaginesi e poi Romani, Arabi, Spagnoli. Tutti hanno attraccato su queste coste, tutti hanno invaso, depredato e razziato, ma tutti hanno anche donato a questa terra cultura e civiltà.
Ma il 1968 un lembo di questo meraviglioso territorio, la Valle del Belice, è stata attaccata dal peggiore degli invasori, quello che non fa differenze, non discrimina, colpisce tutto quello che giace sulla crosta terrestre, con potenza distruttiva. Il Belice sconvolto dal terribile sisma, venne ferito a morte e paesi come Gibellina (TP), distrutti, rischiando di gettare nell'oblio la storia di quel popolo.


Fu come un pugno nello stomaco, un colpo che blocca il respiro, che ferma il tempo, che rende gli uomini inermi, che ne toglie l'aria vitale.
Non fu, però, un colpo definitivo, Gibellina e i suoi abitanti si ribellarono allo strapotere della natura.
Gibellina non poteva perire e venne ricostruita, ma con un taglio diverso.
Ricominciare secondo nuovi dettami, con una nuova visione: la cultura messa al centro di un itinerario che comprendesse l'arte come strada maestra verso il futuro, tracciando, per la città e i suoi abitanti, una dimensione cosmopolita.

L'accesso a Gibellina è consegnato all'imponente scultura della Stella di Consagra, simbolo della nuova città, e tutte le opere futuristiche, disseminate in ogni suo angolo, si legano perfettamente all'antichità dei luoghi ed a siti ad alta valenza culturale come quelli di Palazzo di Lorenzo o del Baglio di Stefano.
Accardi, Consagra, Quaroni sono alcuni degli esponenti del mondo dell'arte che hanno dato il loro apporto alla creazione della nuova Gibellina.

E da quel pugno nello stomaco trasse ispirazione anche Alberto Burri, per ideare il Cretto, artificiale scenario per rendere impresso il logo del passato e dell'isolamento dell'evento catastrofico.
Ogni anno il Cretto ospita le Orestiadi di Gibellina, ma descriverlo è molto riduttivo e complesso.
Il Cretto è un'opera che si può solo visitare, è la risposta dell'uomo alla tragedia attraverso l'arte visionaria, è il respiro profondo dopo il pugno nello stomaco.

Il Belice è stata pagina triste di storia anche per il periodo post-sisma, con profondi solchi nella crosta e nell'anima delle persone, ferite mai rimarginate di donne, uomini e cose. Ma sicuramente Gibellina rappresenta il rovescio della medaglia di una calamità, l'umana forza di ricominciare con creatività e condivisione dopo una tragedia. Ideali che solo la cultura riconosce.
Buon viaggio 
KKK
@kkkmarano

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