La mano del diavolo
Al calar delle ombre,
quando la luce della luna ne amplifica lo spaventoso profilo, sembra davvero
una scultura eretta dalla creatività di chissà quale scultore. La sua forma è
come un grido di afflizione verso il cielo, una mano che punta verso l’alto,
protratta verso l’ignoto. Questa è la prima impressione che ho avuto di
Pentedattilo o più correttamente Pentidattilo, ieri comune autonomo, oggi
piccola frazione di Melito Porto Salvo (RC). E’ un posto dove la prima
sensazione che si prova è quella dell’assoluta impossibilità di discernere la
bellezza dei luoghi dalla disarmonia emozionale, spettrale, funesta, che domina
questo antico borgo.
E’ aggrappato su un costone roccioso che guarda allo Jonio, all’estrema punta
della Calabria a pochi chilometri da Reggio. Immerso in un silenzio innaturale,
questo piccolo agglomerato fantasma ha origini antichissime, circondato ancora
oggi da un alone di mistero. Il suo nome deriva dal greco “Penthe” (cinque) e
da “Daktylos” (dito) e l’unica evidenza è il lavoro del vento che nei secoli ha
modellato la roccia su cui si appoggia Pentidattilo, dandole la forma di
ciclopica mano a cinque dita. Le prime notizie si hanno sin dal 640 a.C.,
quando fu fondato dai Calcidesi, diventando successivamente una prospera
colonia romana per poi subire un lento declino durante l’impero bizantino, con
continue incursioni e saccheggi ad opera dei saraceni. Ma la traccia marcata a
fuoco nella storia di Pentidattilo è la strage della notte di Pasqua del 16
aprile del 1686. Quella notte gli antichi reggenti di paese, la famiglia
Abenavoli, si macchiarono di una terribile strage nei confronti dei marchesi Alberti,
nuovi feudatari. Per un’assurda storia di gelosia, penetrarono nel loro
castello e affogarono nel sangue il loro odio e la voglia di vendetta. Morirono
quasi tutti, donne e bambini compresi, trucidati dalla sete di sangue e da un
sentimento rabbioso che non ebbe limite. Da allora Pentidattilo non fu più lo
stesso, su di esso pendono orribili dicerie e oscuri racconti come quelli che
descrivono le torri di pietra come dita insanguinate, la “Mano del diavolo”.
Oggi sotto l’enorme massiccio che domina il borgo, insieme a quel che rimane
dell’antico castello e della chiesetta di San Pietro e Paolo, indugiano le
abitazioni ormai vuote e disabitate…abbandonate. Sì, perché Pentidattilo è un
paese fantasma ormai da più di mezzo secolo, un po’ per l’emigrazione dei suoi
abitanti e un po’ per il rischio frane. Il paese è stato ricostruito più giù
dai pochi residenti rimasti.
Ma è solo questo il motivo? Il vecchio paese negli ultimi anni è però ritornato ad essere al centro dell’attenzione di molti, calamitando verso di sé turisti in cerca di particolari vibrazioni. Botteghe di piccoli artigiani, un ristorantino, il Mu Trap (Museo Contadino di Pentedattilo), ne fanno uno degli itinerari più importanti per storia, cultura e panorami. Il borgo abbandonato pare essere più vitale del suo omologo a valle. Pentidattilo è stata riscoperta da giovani ed associazioni che ne hanno iniziato un lento cammino di recupero con l’aiuto di volontari provenienti da tutta Europa. Ogni estate è meta del festival itinerante “Paleariza”, importante. evento nell’ambito della cultura grecanica che si svolge annualmente nella provincia di Reggio Calabria. Inoltre, tra agosto e settembre, ospita il “Pentedattilo Film Festival”, rassegna internazionale di cortometraggi che unisce cinema e territorio, molto ben organizzata. Io l’ho visitato in occasione di quest’ultimo evento e ne sono rimasto affascinato, rapito dalla sua bellezza e dai suoi sordi silenzi. E’ uno po’ fuori mano, dall’aereoporto di Lamezia Terme (CZ) occorrono più di due ore per raggiungerlo, ma non si può non visitare Pentidattilo, è come mancare ad un appuntamento con una “strega” bellissima e tutto il fervore presente nella bella stagione vale bene una camminata.
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Pentidattilo - Melito P.S. (RC) |
Ma è solo questo il motivo? Il vecchio paese negli ultimi anni è però ritornato ad essere al centro dell’attenzione di molti, calamitando verso di sé turisti in cerca di particolari vibrazioni. Botteghe di piccoli artigiani, un ristorantino, il Mu Trap (Museo Contadino di Pentedattilo), ne fanno uno degli itinerari più importanti per storia, cultura e panorami. Il borgo abbandonato pare essere più vitale del suo omologo a valle. Pentidattilo è stata riscoperta da giovani ed associazioni che ne hanno iniziato un lento cammino di recupero con l’aiuto di volontari provenienti da tutta Europa. Ogni estate è meta del festival itinerante “Paleariza”, importante. evento nell’ambito della cultura grecanica che si svolge annualmente nella provincia di Reggio Calabria. Inoltre, tra agosto e settembre, ospita il “Pentedattilo Film Festival”, rassegna internazionale di cortometraggi che unisce cinema e territorio, molto ben organizzata. Io l’ho visitato in occasione di quest’ultimo evento e ne sono rimasto affascinato, rapito dalla sua bellezza e dai suoi sordi silenzi. E’ uno po’ fuori mano, dall’aereoporto di Lamezia Terme (CZ) occorrono più di due ore per raggiungerlo, ma non si può non visitare Pentidattilo, è come mancare ad un appuntamento con una “strega” bellissima e tutto il fervore presente nella bella stagione vale bene una camminata.
Buon viaggio
KKK
Ricordo una gita a Pentedattilo, qualche anno fa. Accompagnavo un gruppo di turisti tedeschi affascinati dalla bellezza e dal mistero di questo antico borgo. Merita la visita, decisamente!
RispondiEliminalaura