"La mia Corazzo".


Un'inquietudine sommessa mi sfiora la pelle...come se l'ombra leggera di un peccato antico respirasse alle mie spalle. 
Mi siedo e guardo le pietre invecchiare.
Secoli e secondi non si separano e il mio tempo, il mio kairos fluisce e si amplessa con il kronos delle pietre.
Le erosioni e i solchi sono le rughe di un sapere silente che qui cresce e matura. 
Mi siedo e aspetto.
La quiete che scorre come brezza serotina rende omaggio alla sacralità del rito che si consumerà in queste ore (o in queste ere!).
Arrivano piano, senza remore; sorrisi chiusi ma non serrati.Si siedono ed aspettano.
Anche noi aspettiamo...che il sole tramonti...che la luna sorga.
Le voci ripiegate che attendono il momento di alzarsi.
La musica racchiusa nello scrigno delle corde ferme.
Partiremo fra poco, lasciando in omaggio - come compete ai pellegrini di ogni tempo - un obolo di parole, scelte accuratamente fra quelle che ci abitano.
Lasceremo qui uno sguardo attento e un ringraziamento che risuonerà piano fondendosi alla moltitudine di voci che nei secoli si sono alzate a cantare la gloria del nostro essere divini.


Grazie a Antonio M., Antonio S., Matteo, Lina, Silvana, Anna, Maria Pia, Francesco M., Francesco V., Raffaele, Roberta, Maria Antonietta, Roberto, Valentina, tutti quelli che dimentico, Corazzo, Carlopoli, Soveria M.lli, la Calabria, il Sud, e l'Italia per avermi dato tutto questo.
Arrivederci.

@RosaritaBerardi

Foto: Marcello Foto

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