Facce da Sciacca.
Vi siete mai chiesti se c’è un
nesso tra arte e follia? Avete mai avuto
la vigorosa sensazione che a tale domanda non ci sia una risposta
persuasiva? Se siete a Sciacca (AG)
questa percezione è tangibile. E’ la città che si mostra al continente africano
con tutta la sua bellezza e tutti i suoi colori. Lo sfondo del mare Mediterraneo
fa il resto. E’ una città pregna di qualsiasi cosa voi possiate immaginare,
poco conosciuta alla grande pletora turistica, poco
conosciuta in Italia, ma scrigno di tesori di millenaria presenza. E la follia?
Cosa c’entra? Ad un paio di chilometri dopo Sciacca, verso Agrigento, sulla statale 115, un
vetusto cartello segnala la presenza del “Castello Incantato”. E’qui la follia
dell’uomo, la risposta a quella domanda, la certezza che quel connubio bizzarro
esiste. Tre ettari circa, cinti da un muro a difesa di un sogno raggelato nella
pietra. Macchia mediterranea, ulivi e fichidindia custodiscono la lacerante
ferita dell’anima di un uomo, che ha trasformato la sua afflizione in arte.
Questo luogo emana alienazione, rapisce e lascia attoniti, senza una plausibile
spiegazione perché tutto questo sia stato pensato e poi creato, dal nulla. Più
di mezzo secolo fa Filippo Bentivegna, scultore-contadino, diede sfogo a tutta
la sua lucida pazzia per creare il suo regno, i suoi sudditi, scolpendoli nei
macigni, dipingendoli sulla pietra, credendo di essere il loro sovrano “Sua
Eccillenza”.
Filippo Bentivegna nacque a
Sciacca nel 1888 da modesta e umile famiglia contadina. In cerca di un sogno,
emigrò negli Stati Uniti, dove però non fece la fortuna che immaginava. Un violento
episodio, poi, contribuì a minare la sua mente. Innamoratosi di una ragazza,
venne malmenato dal suo rivale in amore e la ferita fu così profonda da
logorarne irrimediabilmente il suo stato mentale. Venne dichiarato incapace e
rimpatriato in Sicilia, dove acquistò con gli ultimi risparmi un piccolo podere
(il suo regno). Lì vi trascorse i suoi
ultimi giorni dipingendo e scolpendo tutte quelle teste ora diventate custodi
del “Castello Incantato”. L’impronta è quella, forte, di un cimitero surreale, quasi
fosse una narrazione feroce di condannati per sempre alla sofferenza. E quei
volti fossilizzati appaiono, a volte, espressivi, scrutanti o indifferenti come
se dovessero essere solo comparse di una storia scritta da una mano folle.
Filippo ha distinto amici e nemici, i primi intagliati con visi intrisi di
serenità su cui ha adagiato larghi baffi
, i secondi scolpiti con mimica truce e bocca cesellata a mo’ di irrisione. La
storia dello scultore-contadino e della sua follia è tutta in queste teste di
tufo, o in questi fusti di albero intagliati, ma anche in questi dipinti su
queste lastre di roccia raffiguranti grattacieli e pesci. La storia di un uomo
che ha cercato la fortuna, ma che la fortuna non ha trovato, almeno in vita. Il
mistero del “Castello Incantato” è ancora lì bellissimo e suggestivo,
enigmatico per queste facce di pietra, alcune asportate abusivamente, alcune
custodite in musei come quello di Losanna, alcune emigrate oltre oceano come
Filippo. In questo periodo dell’anno, la visita del “Castello” è accompagnata dal profumo della primavera che smorza la crudezza di
questi volti, che accentua la visione di questo mondo fantastico segnato da
guizzi di genialità. L’espressione di questa arte rozza e genuina affascina
perché è difficile collocarla, è difficile pensarla, è difficile capirla,
proprio come la follia. Vorrei che fosse un luogo cult, vorrei che fosse invaso
e fatto conoscere al mondo intero, vorrei che Filippo da lassù, sentisse l’emozione che proviamo…Dal 24 aprile al 3 maggio sono
in programma le Invasioni Digitali e potrebbero essere un’occasione per far conoscere questo
sito. Programmiamo un’invasione digitale nel “Castello Incantato” di Sciacca.
Forza
invasori!
@kkkmarano
bravo!!! un bell'articolo che ben sintetizza la particolarità del sito e che riesce a descrivere l'emozione che questo posto surreale suscita nei visitatori. Saverio
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