Lo Zibibbo dell'Unesco.


Pantelleria (TP)

Qualcuno purtroppo, qualche tempo fa, addentrandosi  in  discorsi pseudo-economici sulla possibilità di ridurre la spesa pubblica in Italia, affermò che uno dei tagli urgenti da fare, per far fronte all’emorragia del debito pubblico, era quello sulla Cultura. “Con la Cultura non si mangia”, tuonò.  La notizia di ieri, va proprio nella direzione opposta tracciata con quella dichiarazione. Dopo Matera, Capitale Europea della Cultura nel 2019, un nuovo riconoscimento arriva dall’Unesco per il Sud e le coltivazioni delle uve Zibibbo a Pantelleria (TP). L’antico metodo di coltivazione e raccolta diventano da oggi Patrimonio dell’Umanità. Alla faccia di quel rotondo signore che proferì quell’infelice frase. La vite coltivata ad alberello di quest’isola di frontiera, entra così nell’ autorevole lista dei patrimoni culturali dell’Umanità da tutelare. 

I vitigni ad alberello

Lo Zibibbo di Pantelleria ha origine molte lontane, si crede possa essere stato portato nell’isola dai Fenici e coltivato secondo il metodo dei terrazzamenti, dagli arabi. I grappoli, fatti sovramaturare, vengono poi essiccati su strutture in legno, dette graticce, di concezione millenaria e poi pigiati al fine di ottenere questo eccelso vino liquoroso e zuccherino famoso in tutto il mondo, quasi quanto lo champagne. Bonsulton, Nica, Scauri, Bukkuram, Scirafi, Suachi e Martingana  evocano luoghi lontani, profumi e sapori legati a terre a sud di quello specchio di mare, ultimamente funestato da naufragi di persone che cercano la vita prima che la libertà. Sono invece le località di questa meravigliosa isola, puntino in mezzo al mare, ad un tiro di schioppo dalla costa tunisina, dove si concentrano le antiche colture di questa vite da cui poi si ottiene il vino passito.  "Nessun Paese, prima dell'Italia, è mai riuscito ad iscrivere nella Lista una pratica agricola".
Particolare delle Graticce

Questo il comunicato del responsabile del comitato che ne ha proposto la candidatura e che all’unanimità (161 i paesi votanti) ne ha decretato l’iscrizione nella lista dei patrimoni da tutelare. Anche stavolta, siamo i primi e guarda caso nell’ambito culturale, alla faccia di chi, in questo paese, fa di tutto per affossare la cultura, per non renderla fruibile, per tagliarne le gemme. Non è che forse ne ha paura? 
Personalmente invito, chi come quel rotondo signore, ha espresso concetti di cui non ha contezza, di sciacquarsi la bocca, magari con un bel bicchiere di passito. 
A, invece, dico prosit!
@kkkmarano

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