L'isola del tesoro.
Interno chiesa di S. Francesco |
Trovare un tesoro in Sicilia può essere un accadimento non troppo raro, sempre che si dia al tesoro un valore molto ampio, soprattutto immaginario.
In ogni angolo dell’isola se ne cela uno, sempre diverso,
eccitante e sempre inatteso.
Mazara del Vallo (TP) è uno di quei posti, dove questa regola
ricorre in maniera cadenzata. In molti credono sia solo il fulcro di una
grandissima flotta di pescherecci che tutte le sere affrontano questo braccio
di mare pescosissimo, un' azzurra distesa che ci separa dal continente africano, uno specchio d'acqua che da troppo tempo, però, rinfrange tragedie di vite spezzate di uomini, donne e
purtroppo di molti bambini. Ma i
viaggiatori più affamati e non troppo stereotipati, hanno visto una Mazara differente, hanno esplorato i vicoli
mozzafiato della casbah, densi di locali colmi di uomini con il fez, che
mischiati al fumo dei narghilè testimoniano la storia di integrazione tra etnie
e religioni in questi luoghi.
La testimonianza di questa mescolanza la si trova tutta
intorno, negli usi comuni, nelle tradizioni, nella lingua, nella cucina e nel culto. Esempio
irrefutabile è una delle più importanti chiese di Mazara, quella di San Francesco di Assisi, eretta nel XIII sec. in
onore del santo. E’ nel cuore pulsante della casbah e ad un
passo dalla Moschea dove il rintocco delle campane spesso, si accoppia con la voce del muezzin.
La chiesa oggi simboleggia straordinariamente un altro
aspetto di questa commistione, lo stile barocco molto vistoso, luccicante,
spumeggiante, forte, quasi rococò.
Strano come atto di devozione ad un santo che faceva dell’umiltà e della povertà la sua unica ragione di vita…strano!
Chi ha visitato Mazara ha anche goduto del suo mare e della sua cucina, assoluta amalgama di sapori speziati e dolci inconsueti alle nostre papille. Il mio tesoro l’ho scoperto proprio in quest’ultimo ambito. E’ fin troppo risaputa la mia golosità, che sfiora il limite glicemico del nostro liquido vitale. La pasticceria mazarese, conferma la regola della tradizione dolciaria siciliana, ma ci sono delle soavi palline che fanno storia a sé: i “muccunetti”. Prelibati per il loro gusto, assolutamente singolari per la loro produzione e commercializzazione. Nella piazza San Michele, il portone adiacente all’omonima chiesa è domicilio di quest’antica e particolare produzione di bocconcini di pasta di mandorle ripieni di zucca candita.
Strano come atto di devozione ad un santo che faceva dell’umiltà e della povertà la sua unica ragione di vita…strano!
Chi ha visitato Mazara ha anche goduto del suo mare e della sua cucina, assoluta amalgama di sapori speziati e dolci inconsueti alle nostre papille. Il mio tesoro l’ho scoperto proprio in quest’ultimo ambito. E’ fin troppo risaputa la mia golosità, che sfiora il limite glicemico del nostro liquido vitale. La pasticceria mazarese, conferma la regola della tradizione dolciaria siciliana, ma ci sono delle soavi palline che fanno storia a sé: i “muccunetti”. Prelibati per il loro gusto, assolutamente singolari per la loro produzione e commercializzazione. Nella piazza San Michele, il portone adiacente all’omonima chiesa è domicilio di quest’antica e particolare produzione di bocconcini di pasta di mandorle ripieni di zucca candita.
Le tenutarie di questa ricetta
sono delle suore benedettine di clausura che da tempo immemorabile accettano le
ordinazioni attraverso una grata e consegnano i dolci,
attraverso una piattaforma girevole che ingoia il denaro per restituire il
vassoio di muccunetti. Un’anziana suora, in uno strano slancio di loquacità mi
ha confidato che queste dolcissime palline sono anche un delizioso ricostituente, suggerito
dai pediatri della cittadina ai bambini inappetenti.
Il
loro sapore è l’essenza di questa terra, crogiolo di aromi, intreccio di
profumi, proprio come la storia di Mazara.
Buon
viaggio e buon appetito.
@kkkmarano
Commenti
Posta un commento
Grazie per il tuo contributo.