Scarpette rosse.
#amianto
#inquinamento #tumori #bambini, qual è l’ hasthag giusto che devo
usare per scrivere della manifestazione tenutasi il 18 marzo a
Taranto dei “Genitori Tarantini”? Qual è la parola ad effetto
per narrare quello che queste madri e questi padri urlano per
proteggere loro e i loro bambini?
Onestamente
non lo so.
Ma
Taranto non merita questo, come non lo meriterebbe nessun posto al
mondo. Un luogo che fu la culla della civiltà greca nell’italica
penisola, un territorio offeso e mutilato da beceri interessi
economici che ingrassano solo le “panze” di pseudo imprenditori
venuti da chissà dove. Ma Taranto è solo ILVA? No, ma a Taranto si
è giocato il più grande bluff della storia industriale italiana.
Una storia che racconta di sviluppo, di riscatto, di benessere
economico fittizio, costruito sulla pelle di quella classe contadina
che fu venduta per qualche spicciolo da un manipolo di politici
corrotti e ignoranti. La zona in cui, negli anni 60, sorse l’ILVA
era uno dei più grandi uliveti del sud Italia. Si barattò
l’eccellenza dell’agricoltura pugliese per una fabbrica di
tumori, una beffa. Da produttori di olio extravergine, toccasano per
la salute, a produttori di fumi e polveri cancerose. Tutto questo per
salire di un paio di gradini una scala sociale che per la famiglia di
allora significava una vettura, un televisore o una lavatrice; il
progresso. Non capirò mai!
Benedetto
Croce durante una sua visita a Ischia pronunciava “L’Italia è un
paradiso abitato da demoni”… Non serve commentare!
Taranto
non può più essere assimilata all’ ILVA. Ha già pagato carissima
questa vicinanza. Taranto ha storia millenaria che non può essere
offesa, Taranto ha cultura, paesaggio, tradizioni e agricoltura che
valgono molto di più del mostro nero antracite. Quel mostro che ha
prima plagiato le menti con uno pseudo benessere, poi fagocitato quei
corpi, iniettando loro la polvere della morte. C’è un libro
bellissimo che racconta la storia dell’ILVA. E’ un libro che
s’intreccia con le vite e le speranze di quella parte di gente che
aveva creduto nel grande bluff: è ILVA FOOTBALL CLUB, uno spaccato
straziante di una società costruita su montagne di polveri e che
cercava un riscatto dalla polvere dei campi che arava e coltivava
fino a qualche anno prima.
La manifestazione dei “Genitori Tarantini” racconta questo
e un futuro che la città ha deciso essere diverso. Un futuro dove i bambini
possono giocare all’aperto senza timori, un futuro dove il levarsi del vento
non deve generare il barricarsi in casa per non essere esposti alle polveri del
mostro, un futuro sostenibile dove i bambini possano correre e giocare, senza
preoccuparsi che la polvere che alzano i loro piedi, si possa impossessare di
loro trascinandoli nel tetro abisso del cancro. Mai più scarpine rosse su sedie
vuote.
Buon futuro Taras.
@kkkmarano
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