Matera 2019, un esempio per tutto il Sud. L’intervista a Francesco Marano

Mario Calabresi qualche giorno fa, nel suo primo editoriale da direttore de la Repubblica, a proposito della realtà e del modo in cui viene raccontata dai media, cita una frase di un grande giornalista, Walter Lippman: “Il modo in cui immaginiamo il mondo determina quello che la gente farà”. Questo significa che come media, abbiamo l’obbligo di denunciare le cose che non vanno, prosegue Calabresi, ma anche di raccontare storie che danno un senso alla nostra vita. Non si tratta di essere melensi o buonisti a tutti i costi ma, di fronte al problema, di non cadere nell’amarezza o nello stereotipo ma di segnalare, linkingcalabria.it lo fa da sempre, le soluzioni e quelle pratiche ‘virtuose’ che fortunatamente dilagano sempre più nel nostro Sud. E Matera sicuramente è una delle storie vincenti di riscatto e di rinascita di questo meridione bistrattato e martoriato, che dimostra come cambiare lo sguardo verso le cose può essere il primo passo perché un sogno possa diventare realtà.


Un sogno iniziato nel 2012 quando viene lanciata la call per la Capitale Europea della Cultura, voluta dal Consiglio dei Ministri dell’UE. Partecipano diverse città, Mantova, Torino, Venezia, Urbino, sulla carta più accreditate delle concorrenti. A vincere, però, è una piccola città del Sud abbarbicata sulla Civita, che divide il Sasso Barisano dal Sasso Caveoso, nelle cui viscere la  gente è vissuta per secoli.
A fare la differenza è la proposta di Matera, che, grazie a un agguerritissimo team, nel suo progetto condensa storia millenaria e identità dei luoghi con una serie di attività innovative, attraverso le quali parlare alle altre città italiane e d’Europa, sviluppare cooperazioni e reti e una dimensione di città in cui cultura, creatività, tecnologie, sviluppo economico, sostenibilità ambientale, coesione e inclusione sociale, si tengono tutte.
A fare la differenza però, e soprattutto, è la capacità del progetto di coinvolgere i cittadini, non solo quelli materani e lucani (compresi quelli sparsi in giro per il mondo) ma da Bergamo a Palermo fino a Helsinki. Il tema su cui si lavora a Matera è infatti INSIEME// TOGETHER / TO-GET-THEREperché insieme è possibile costruire un nuovo modello di sviluppo capace di superare la crisi contemporanea dimostrando che si tratta di una crisi di modelli prima ancora che di consumi.
Sono le migliaia di persone che il 7 ottobre 2014 accolgono i commissari europei e li convincono che Matera può essere l’occasione giusta per dimostrare che un passato millenario può essere il terreno fertile nel quale il futuro possa mettere solide radici, capaci di crescere grazie a comunità pacifiche e pluraliste, all’arte e alla cultura.
Matera 2019 tuttavia non è solo un progetto ma le donne e gli uomini che ogni giorni lo costruiscono e lo declinano nella quotidianità attraverso decine e decine di attività, iniziative, progetti, coordinati dalla Fondazione, appositamente costituita un anno fa, e dal Direttore artistico, Joseph Grima, archistar di fama internazionale, nato in Francia, cittadinanza inglese, naturalizzato italiano, che crede fermamente che l’Italia ha bisogno di cominciare a sognare di nuovo e che Matera possa essere la scintilla giusta per ripartire. Donne e uomini che compongono forse la più vasta piattaforma culturale condivisa e partecipata nel Sud del Vecchio Continente.
Tra di loro c’è Francesco Marano, cosentino, uno dei componente del Web Team di  super esperti e appassionati delle nuove tecnologie, arrivati da ogni parte d’Italia e coordinati da Ida Leone, che ha il compito –faticoso ma appassionante- di diffondere Matera 2019 nel mondo attraverso una community on line che conta oggi quasi 30 mila persone che seguono e condividono tutte le iniziative attraverso il sito e le pagine social.

Francesco, ti descrivi ‘migrante ‘quasi inconsapevole’ dalla via Popilia alla via Emilia…
Ho vissuto per otto anni tra Imola e Faenza e questo ha notevolmente contribuito a cambiare la prospettiva nella visione di comunità e di vita quotidiana. In quel periodo sono stato vicino all’innovazione digitale che stava, prepotentemente, prendendo piede nella nostra vita. Sono molto legato all’Emilia Romagna, viverci è stato un passaggio fondamentale nella mia crescita professionale e nei rapporti interpersonali. Ho tanti amici con cui condivido, tuttora, passioni e lavoro.
Sei uno dei membri del Web Team di Matera 2019. Ci parli del progetto e del ruolo avuto dal web e dal tuo gruppo nella candidatura di Matera e Città europea della cultura.
E’ un po’ riduttivo illustrare con poche parole quello che è successo a Matera e perché. E’ stato sicuramente un percorso complesso, che affonda le radici nel tempo. Matera è passata da vergogna d’Italia a capitale della Cultura per il 2019. Ci sono voluti però 50 anni. L’intuizione, di alcuni giovani di Matera, nello scaricare il bando di partecipazione della comunità europea ha poi accelerato questo cammino. Nel 2008 questi ragazzi hanno acceso una luce sulla città, hanno dato una visione diversa sul futuro di una comunità. Da lì è nato e si è costituito il comitato Matera2019 che è stato il collante tra le varie espressioni del territorio. Proprio da una costola dei volontari di Matera 2019 nasce il Web Team, un gruppo di appassionati di social media che sostiene e supporta la comunicazione della candidatura ECOC. Tutti accomunati dalla totale volontarietà del loro impegno, tutti sulla stessa linea tracciata orizzontalmente, tutti insieme a confrontarsi e condividere idee, tutti con un unico e solo obiettivo: provare a cambiare il futuro di un territorio e della sua gente. D’altronde il claim che ci ha accompagnato dall’inizio del nostro lavoro è stato sempre “tra il dire e il fare, c’è solo il fare”, per dirla con le parole di Francesco Piero Paolicelli (Agenda Digitale Lucania).
Che esperienza è per te Matera 2019 e cosa ti ha dato sin’ora…
Tanto, onestamente. Intanto la possibilità di conoscere persone e cose che non conoscevo, formarmi su quel mondo che sta per affacciarsi nelle nostre vite e poi la possibilità di far conoscere e condividere la cultura dal basso, semplicemente con un click. Formazione affidata a guru in questo campo, forse poco visibili, ma estremamente efficaci. Un obiettivo, all’inizio utopistico, ma che poi ha avuto il suo riscontro. Ho definito questo gruppo, forse blasfemicamente, “apostoli della cultura”. 

In questi mesi stai andando in giro a raccontare quello che significa Matera 2019 in termini di buone pratiche avviate in città che puntano sopra ogni altra cosa su creatività, sharing, innovazione. Vuoi citare qualche esempio emblematico? 
La presentazione del dossier per capitale della cultura 2019, è stata l’occasione, oltre che per far respirare cultura, anche per progettare un nuovo futuro, proprio come accennavo prima. Un futuro che sia sostenibile, fruibile e veramente fonte di sviluppo della vita comunitaria. In questo senso Matera è stata pioniera. Ad esempio UnMonastery (che si ispira ai monasteri per sviluppare comunità partecipative, aperte e resilienti), con Elf Pavlik e Marco Stenico vincitori del contest Open Data, sperimenta un’idea di mobilità urbana attraverso la geolocalizzazione applicata agli strumenti di comunicazione quotidiana. Anche lo sviluppo degli Open Data ha avuto la sua importanza facendo sì che il Comune di Matera vincesse, nel 2013 il premio Comune OpenGeoData 2013, con evidenti ricadute sul territorio, sull’organizzazione dello stesso e sulla promozione turistico-culturale al di fuori dei confini nazionali. Molto importante è stato anche il Big Coderdojo del 4 ottobre 2014, quando oltre 1000 studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado si sono cimentati nella programmazione digitale ludica e di materiali didattici. E’ stato il più grande evento in Europa, da cui è scaturita la lezione di coderdojo in Parlamento di Manuel (12enne), studente-digitale di Matera che il 17 ottobre ha incantato la pletora di onorevoli.
Da qualche parte hai scritto che “il Sud non è il solo punto d’origine ma un punto di vista’…Su Latitudine Sud racconti il Meridione da un’ altra visuale partendo dalle buone pratiche…
Questo concetto è nato contemporaneamente con la nascita del blog Latitudine Sud. Una fredda sera di dicembre del 2013, con amici, davanti ad una piadina si discuteva dell’ondata discriminatoria e di fango che calava dai media sui nostri territori, un’offensiva dettata da soli scopi elettorali, che ha risvegliato un orgoglio, però, mai sopito. Una voglia di riscatto che doveva procedere su binari diversi, per non prestare il fianco ad attacchi mediatici, una rivisitazione in chiave propositiva della storia, della cultura delle tradizioni del nostro sud. Un occhio diverso, appunto, un cambio di prospettiva non banale, che comprendesse innovazione nelle pratiche, nel pensiero, nella condivisione.

Think Positive (solo se corroborato dai fatti), è il titolo della copertina del New York Times di una settimana fa. Anche qui si racconta che il modo di percepire e di pensare le cose può servire a cambiarle. Perché non provarci? Come a Matera.
Scritto da @AnnaPuleo3

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